Varchi n.23

cronache virali
racconti dalla pandemia
Anno dodicesimo – numero 23 – autunno/inverno 2020
Rivista semestrale di carattere scientifico-culturale
A cura de IL RUOLO TERAPEUTICO DI GENOVA
Hanno collaborato a questo numero: Irene Bartolucci; Chiara Cacciatore; Mauro Carosio; Marco Cassini; Andrea Cavanna; Mario Cavo; Paolo Chiappero; Fulvia De Feo; Federica Del Grosso; Elena Meneghini; Maria Teresa Musetti; Paola Nannelli; Stefano Ratto; Lina Salvori Pivetta; Rita Sciorato; Marco Sommariva; Nicola Spinosi; Valentina Trinchero.
EDITORIALE
La Peste
Il numero di Varchi che state per leggere non potremo dire di averlo tra le mani, né di poterlo sfogliare. Si tratta, infatti, del primo numero completamente edito via web. La decisione è maturata in seno alla redazione durante il periodo di lockdown. Una rivista è tale per i suoi contenuti e il supporto materiale non dovrebbe cambiare la natura della cosa. Ma è davvero così? E’ indifferente al messaggio il medium che lo veicola? Non era di questo parere Platone, quando rifletteva sulla profonda differenza tra cultura orale e scritta. A maggior ragione noi, che siamo ormai oltre la metà del guado tra cultura testuale e ipertestuale, dovremmo riflettere sulle implicazioni che le opportunità tecnologiche ci offrono nei più svariati campi della nostra esistenza.
La stessa cura nella riflessione abbiamo deciso di riservare al fenomeno della pandemia e alle sue implicazioni sulle nostre vite. Per fare ciò non abbiamo radunato l’armamentario critico ormai tipico di Varchi. Abbiamo optato per un’altra via: quella del racconto. Nelle prossime pagine troverete racconti, mythoi, narrazioni in cui si mescolano le esperienze dirette di persone che lavorano e vivono negli ambiti più diversi: la scuola, il carcere, la ristorazione, la professione di cura, l’ospedale. Apprenderemo da queste voci l’impatto del virus sulla vita. Non la vita biologica, però, bensì la vita come l’abbiamo costruita culturalmente, professionalmente: la vita come struttura. Infatti, l’impressione generale ottenuta dalla lettura è che il virus si sia abbattuto con accanimento sulle nervature rigide delle nostre organizzazioni sociali. E’ l’incrinarsi di queste (di cui gli effetti economico-sociali del lockdown sono esempi) che ha determinato il disagio diffuso, il senso di claustrofobia, il panico.
Credo converrete con me nel giudicare come il contributo più impressionante a questo numero la raccolta di opinioni espresse dai bambini sul virus. Essi reagiscono all’ambiente circostante e lo reinterpretano. In questo caso li vediamo interpretare un dato che è già frutto delle stentate interpretazioni degli adulti. I bambini sono, quindi, i testimoni più interessanti del momento storico in cui stiamo vivendo. Nessun altro potrebbe essere più saggiamente critico nei nostri confronti. Nella situazione creatasi, infatti, gli adulti sembrano più propensi a farsi trascinare, piuttosto che a reagire analiticamente.
In un certo senso gli aforismi dei bambini costituiscono la parte analitica di questo numero. Nutriamo la speranza che ci diano strumenti inediti per affrontare il sommovimento generale costituito dalla pandemia.
In questo numero:
Potare e scrivere durante il Lockdown: una condizione ideale
La notizia di un misterioso virus sviluppatosi in Cina, giunge a fine febbraio mentre sto cenando con un gruppo di amici nella Trattoria da “Gemma” a Roddino d’Alba, uno dei templi più celebrati della cucina di Langa.
Andrà tutto a bagasce
“Andrà tutto bene”. Questo slogan dalle intenzioni ansiolitiche sta accompagnando le nostre vite da quando “l’intruso”, ovvero il Covid 19, è comparso a destabilizzarle.
Il sasso
Un altro cielo, lo stesso. Lo stesso, ma un altro, quattro mesi prima. Lo stesso spicchio di cielo sulla città -inerte e inerme e sospesa come quella mano protesa contro un nemico invisibile e pugnace-, ma un altro cielo.
I mostri
Abito a Firenze, sono pensionato, ex docente universitario di materia psi, ex psicoterapeuta, passo otto nove ore delle mie giornate, dal lunedì’ al venerdì compreso, in uno studio che si trova a circa un chilometro e mezzo da casa mia, dove scrivo, traduco e leggo in libertà ciò che, quando ero operativo come “accademico”, per ovvi motivi non mi era pienamente possibile.
Ma il corona-virus è stato come l’ultima guerra mondiale?
In questi mesi, un misterioso e infestante virus ha messo sotto scacco l’intera popolazione mondiale, falciando miriadi di morti tanto da non sapere ancora il numero esatto degli scomparsi. Qualcuno ha detto che la sua potenza sanguinaria poteva essere paragonabile a quella della Seconda Guerra Mondiale.
Congiunti disgiunti
L’incubo erano i risvegli, allungare una mano e non trovare nulla, e, al mattino, ritornare alla cruda realtà. Il dormire impermeabilizza, immunizza, forse ne ho approfittato e mi sono impoltronito per i troppi pisolini.
Una giornata particolare
E’ resistenza? Non so, dai racconti dei miei la Resistenza è stato sì un vivere nella paura e nel sospetto, ma in un’intensa attività e con obiettivi da raggiungere.
Ristorazione ai tempi del covid
Il mio settore, uno dei più chiacchierati probabilmente, è stato duramente colpito durante il lockdown per la Pandemia e tutt’ora fatica a rimettersi in piedi.
Mettere insieme le cose
Quarantena. Una parola che mi riporta a vecchie usanze. La quarantena degli uomini che provenivano da paesi infestati dalla peste nel ‘400 e ‘500 e venivano tenuti quaranta giorni in isolamento (quarantena significa quarantina in veneziano).
Doversi svegliare
Io, in lockdown ci sarei rimasta ancora un anno, dieci, tutta la vita. Sdraiata sul letto a ingozzarmi di cibo – quanto cibo, madonna – e serie tv – morti ammazzati, misteri, assassini – e libri, pure quando tutti dicevano che non riuscivano a leggere, in clausura, e invece io avevo i corrieri di Amazon che ormai quasi ci davamo del tu.
Eterna domenica
A distanza di circa un mese dalla fine dell’isolamento obbligato, guardarmi indietro, rituffarmi e tornare con il pensiero ai mesi di marzo ed aprile sembra quasi impossibile.
Perdutamente in quarantena
Quel Giovedì mattina mi hanno sbattuto sul naso la porta del Centro Diurno Alzheimer: “Dottoressa… blocco totale, fino a data da destinarsi”.
Mi volto, guardo i miei pazienti “smemorini” negli occhi, li guardo nei loro sorrisi e penso… chissà se li rivedrò tutti.
Stavo pensando ad altro
Mi viene in mente una frase da bacio perugina, o forse una citazione di John Lennon, la vita è quella cosa che capita mentre stai facendo progetti.
Il mio diario della quarantena su facebook
Il 4 aprile, in piena quarantena e in piena mia attività, mi telefona una giornalista per chiedermi se può intervistarmi per un articolo sull’utilità del tenere diari in quarantena, per la rubrica “argento vivo” del nostro giornale cittadino
Andrà tutto bene
Christian, il mio compagno di cella, mi ha chiesto cosa sto scrivendo. Gli ho risposto che ho appena iniziato a tenere un Diario che aggiornerò settimanalmente.
Ho paura anch’io
Cosa ha a che fare un quartiere della Cina con Codogno, che è in Lombardia? E i pipistrelli? Che ci azzeccano i pipistrelli cinesi con un giovane sportivo di Codogno che sta morendo in terapia intensiva tra medici che non sanno cosa fare?
La guerra noiosa, diario di un animatore digitale
Nella Seconda Guerra Mondiale, alla fine della guerra lampo in Polonia, subentrarono lunghi mesi di stasi del conflitto. In Inghilterra, nelle scuole, si facevano costanti esercitazioni in vista delle possibili incursioni aeree. Metti la maschera antigas; togli la maschera antigas; vai nel rifugio antiaereo; esci dal rifugio antiaereo.
Guardami disegnare e ti racconto il mio coronavirus
Ci sono momenti della vita in cui i nostri piccoli bambini diventano dei brillanti pittori capaci di rappresentare, con colori e fantasia, spaccati del loro mondo interno.
I bambini alle prese con il covid
“Se questo coronavirus entra in casa mia, siamo in tanti a combatterlo e vinciamo noi….siamo in cinque, c’è anche mia nonna che è venuta a stare con noi”.