Paola Nannelli
Il 4 aprile, in piena quarantena e in piena mia attività, mi telefona una giornalista per chiedermi se può intervistarmi per un articolo sull’utilità del tenere diari in quarantena, per la rubrica “argento vivo” del nostro giornale cittadino; le chiedo come mai ha pensato a me, e scopro che non sa nulla del mio diario su Facebook, ma che io per lei sono una psicologa esperta in anziani e in emergenza. Come sia arrivata a me resta un mistero, ma forse non importa!
Mi sono certamente chiesta quali siano stati i perché, cioè scopi e motivazioni, che mi hanno spinta a scrivere un diario e condividerlo coi miei conoscenti, e col senno di poi, il diario infatti è stato concluso, posso dire di aver voluto provare ad esprimermi e di aver poi continuato perché mi sono accorta che faceva bene sia a me che a qualche mio lettore.
Credo che gli scritti emersi in quei giorni siano la parte importante, più dei miei commenti, quindi ne propongo un estratto per settimane, che cerchi di rispettarne i modi e i toni.
Intanto ho iniziato il settimo giorno di quarantena, il settimo giorno, quello del riposo dall’azione e del pensiero sull’accaduto nei giorni precedenti, secondo la nostra cultura.
Prima settimana (16-22 marzo 2020)
– oggi ho… cucito un cuscino che mi aspettava da anni
– iniziato i primi studi di organetto diatonico
– pranzato al sul terrazzo, per merito dell’intraprendente Luigi, figlio secondogenito
– finito il corso FAD del ministero della salute sul Covid19 con cui mi aggiudico 20ECM
– una scopata in casa ha prodotto un bel mucchietto di varie cosette invisibili se sole, ma visibilissime se aggregate
– ho messo nell’ascensore della mamma, che è in isolamento totale, un cavetto nuovo per l’iPad (e un pezzettino di focaccia!). Domani compie 88 anni, e ha preteso di avere l’iPad in funzione
– giustamente il figlio 22enne vorrebbe essere altrove e se la prende con me
– torta per la nonna, con qualche errore ma in fondo buona: la sua torta classica, la nostra torta classica = così nasce una tradizione; ha compiuto 88 anni ed è riuscita a star male cosi ha infranto l’isolamento perché il nipote che le portava la torta è stato con lei, anche a farla ridere
– lo studio dell’organetto diatonico procede, piano e bene, chissà dove arriveremo
– prima seduta via Skype, paziente contenta e direi anche io
– orari disordinati dei pasti, ma a cena ci siamo ripresi, ora sensata e a tavola insieme
– non ho ancora disattivato la sveglia delle 7 del mattino, che ogni mattina maledico ma poi non tolgo; forse fatico ad accettare la realtà
– prima consegna di spesa a domicilio come volontaria per comune e protezione civile
– non riesco a togliermi di mente chi rischia per lavoro: la paziente che lavora in un istituto per anziani pieno di contagiati, i medici, gli infermieri, gli OS, dobbiamo stare a casa per loro. Il mondo è spaccato in due: chi lavora rischiando e chi deve stare a casa, poco equo ma è così
– stamane ho disattivato la sveglia delle 7 del mattino. Chissà quando la rimetterò
– ho aperto un buchino nell’incastro di una antica chiave (quelle che tengono i muri degli edifici antichi), togliendo solo della vernice, per… provare a mettere l’amaca sul terrazzo. Sono solo all’inizio. I progetti ci tengono vivi, giusto?
Seconda settimana (dal 23 al 29 marzo 2020)
– ho da lavorare per arrivare pronta alla prossima lezione di organetto, inizio a prenderci gusto!
– procede anche la lettura di “Per curiosità” di Cesare Segre
– secondogenito pensa alla cena e al sostegno alle imprese locali ordinando 3 cocktails e burritos a domicilio. Ottima scelta, niente lavoro e paga mamma!
– cena con Maria, terzogenita, presente in video; eravamo 3+1
– sono un po’ più preoccupata per il futuro, si, ma non ditelo a nessuno!!
– il progetto dell’amaca procede, anche quello di riparare la sedia a sdraio, che aspetta da mesi
– cena insieme, che bello passare del tempo a parlare fra noi
– ah, questa volta c’era Chiara, figlia primogenita, in diretta dal Portogallo (3+2)
– avete presente “il pensionato” di Guccini? Ecco, mi sento un po’ come lui
– oggi mamma aveva in mente la propria morte, al mattino la prendeva sul ridere, con l’avanzare del giorno era più inquieta, tenere insieme vita e morte non le veniva facile
– da 14 giorni coccolo i geranei che ho sul terrazzo, ma oggi cura radicale, un po’ come se li avessi portati dal barbiere. Tagliate le foglie più sofferenti, per dar forza alle piante che stanno fiorendo. Sono una frana con le piante, speriamo in bene!!
– bella videochiamata con Chiara da Guimaraes (tipo Iacopo da Varagine). Mi sembra cresciuta, bella, acuta. Da lontano mi commuove, un po’ come guardare i figli piccoli che dormono… angioletti!!
– la mamma alle 8,30, o giù di lì, mi telefona, come tutte le mattine oramai, dicendomi i valori della pressione per concordare la terapia, e fare due chiacchiere
– altra giornata di lavoro, i pazienti hanno accettato la proposta delle sedute via Skype o Whatsapp, non i più anziani però, e mi dispiace
– il cap.XII, dal titolo “santità”, dell’autobiografia di Cesare Segre va assolutamente letto!
Terza settimana (dal 30 marzo al 6 aprilo 2020)
– oggi mi sono viziata: ho fatto la pasta partendo da acqua e farina e poi ho messo 3 cubetti (per tradizione congeliamo il pesto come i cubetti di ghiaccio) di pesto per me sola; secondogenito lo fa abitualmente, perché del doman non v’è certezza, io uso un cubetto a testa un po’ per il suo stesso motivo, ma dalla medesima premessa traiamo conclusioni opposte
– esco nel pomeriggio, trovando la porta ancora chiusa da ieri sera, come già era successo ieri, e fa effetto, uno strano effetto; prima ogni mattina alle 7,30 ero fuori di casa!
– con gli acquisti per la mamma faccio equilibrismi, per non toccare le cose che le lascio: faccio metter tutto in un sacchetto, poi svuoto il sacchetto sulla poltrona in ingresso, uso i guanti che sono già lì se devo toccar qualcosa. Tutto per proteggerla. Tutto perché ora dobbiamo proteggerla. Tutto perché speriamo che si possa uscire da questo delirio senza che tutti passino sotto le grinfie del virus, senza che lei se lo prenda, perché andrebbe velocemente al creatore. Chissà! Ci credo poco ormai!
– esco sempre meno, 5 minuti per buttare la spazzatura e comprare qualcosa
– la mamma mi telefona dopo pranzo e mi dice “alle 6 vieni?”, “vengo dove?” le rispondo, “in piazza san Pietro, per la benedizione del papa”. Ahhhhh e siamo scoppiate a ridere
– ah, per ora non sono ingrassata, spero di mantenere il ritmo!!
– non ho mai goduto così tanto il terrazzino di casa; 4 metri quadrati 4 volte benedetti!
– telefonata serale dell’amico Franco che mi voleva intrattenere argomentando sulle ritualità, e la loro utilità. Ecco, ci credo, ma io faticosamente devo seguire la mia indole che mi porta a cambiare sempre tutto… altroché riti salutari!
– come un fulmine arriva Luigi, sembra abbia da far qualcosa di corsa, gli dico il mio stupore per la sua fretta, gli chiedo aiuto per la macchina da cucire bloccata e la sua fretta sparisce
Quarta settimana (dal 7 al 13 aprile 2020)
– leggere notizie, commenti, ipotesi, critiche, vedere qualche video, pensare al Portogallo dove è Chiara dare uno sguardo al resto del mondo, farmi delle domande, provare a costruire delle risposte o delle azioni, insomma tutto questo occupa tanto spazio in questi giorni
– a proposito di confidenze, capita che i figli prendano queste righe come rivolte anche a loro… “mamma, hai ragione, chissà perché l’altro giorno ero entrato così di fretta!”
– i giovani d’oggi, leggasi figlia terzogenita, che studiano in inglese hanno i modi loro per dire le cose in italiano, per es. i francobolli li chiamano “stampi”
– lite in famiglia, ma si, forse ci sta, ma non l’avrei voluta
– due buone telefonate amiche, tanto studio dell’organetto e un bel giro in vespa come ai vecchi tempi, quando si andava di qua e di là senza sapere che era un privilegio
(poi, un bel giorno, la fuga nella fantasia, nel gioco…)
Ho appena sentito Chiara dal Portogallo. Aveva una mezza idea di tornare a casa, ma è prevalsa l’altra mezza, e rimane lì. È in un appartamentino sottotetto nel centro storico, con i travetti dipinti di bianco, aveva due coinquilini brasiliani ma se ne sono tornati a casa un mesetto fa, così, oltre alla sua, ci sono due camere a nostra disposizione. Che fortunati!! Non vedo l’ora di vederla! Abbiamo l’aereo giovedi 9, fra 5 giorni, e là ci aspetta una macchina a noleggio, per arrivare da lei e poi girare le meraviglie del Norte del Portogallo. Viene con me Luigi il secondogenito anche lui felice di viaggiare e scoprire terre nuove! Non sono mai stata in Portogallo, finalmente è arrivato il momento di andarci, sono felicissima! Cosa? Non capisco! Perché dirmi certe cose? Forse invidia? Su, smettetela… prima o poi toccherà anche a voi!
(il sogno è durato un giorno; torniamo coi piedi per terra)
– mamma a 88 anni ha adottato, non certo consapevolmente, un’ottima strategia: quando vive qualcosa che le piace, la racconta e poi la riracconta e anche giorni dopo la ririracconta e ogni volta ne gode, apprezza, si sorprende. Geniale far fruttare i propri piaceri!
Quinta settimana (dal 14 al 20 aprile)
– il nostro asilo è vuoto e triste, è uno strazio pensare a tutte le attività ferme, e vedere la mia ibernata aspettando il disgelo! Speriamo di poter riaprire a settembre
– mi sono accorta che ogni volta che vedo in un film o in una foto un gruppo di persone penso con disagio che è un “assembramento”, e al comparire di questo nome, che prima quasi non conoscevo, inorridisco, poi sorrido di me
– la prima settimana di clausura alle 9 ero a nanna e dormivo almeno 10 ore
– stamane sono entrata in un appartamento per portare la spesa, entrata proprio no ma dalla porta d’ingresso ho visto abbastanza: rapporti deteriorati, angoscia, terrore, incomprensioni, rancori, violenza, impotenza, aggressività. Ahi, che male!
– a parte questo amaro, che non riesco a togliermi di dosso… c’è un sole estivo, altroché mezze stagioni! Se le mie gite possono essere solo sul terrazzo, bisogna montare una tenda per non cuocerci, e magari un tavolo per star comodi a mangiare o studiare. Domani mi attivo, domani..
– domani che sarà di noi? Domanda vietata, un po’ come tossire!!
– oggi c’è stata una gara di geografia, sulle capitali, con Maria; ci siamo anche divertite, era qualcosa di più di un passatempo
– restringendo il campo, la politica famigliare vede collaborazione e attività, i giovani stimolano gli anziani su pulizia e rinnovamento della casa…
Sesta settimana (dal 21 al 27 aprile)
– oggi ho, per la prima volta dall’inizio dell’isolamento, rimesso l’orologio al polso
– oggi sono stanca e vuota, mi sento libera di lasciar spazio al silenzio
– non so come fate con lo smart working; io a casa sono attiva, ma non per il mio lavoro, faccio volentieri tutto il resto… ma quello no!! In linea con il mio rinnovato affetto per i luoghi adatti, le sedute di oggi erano intervallate da parole perdute e riconnessioni in corso… spero di poter riprendere il più umano incontro di due persone in una stanza.
– la tenda sul terrazzo ha fatto progressi, è tutto pronto per l’invito che prima o poi faremo: tagliatelle al pesto, ripieni e buon vino, per stare un po’ insieme per davvero!
– vedo che slitto immaginando il paradiso nell’al di là, l’al di là del virus
– possiamo sognare e progettare
– il mio lavoro è aiutare le persone che non lo possono più fare ed è grande la gioia che sorge quando, tolta qualche erbaccia, vediamo spuntare dei fiori
– oggi ho iniziato scrivendo un trattatello su Germania e Italia nel dopoguerra per finire su paralleli con la situazione attuale, ve lo risparmio, mi ero aggrovigliata su me stessa
– sto leggendo un libro troppo pesante, i nostri genitori hanno assistito o partecipato o comunque convissuto con vicende tanto drammatiche da smuovere le montagne! Anche l’immediato dopoguerra ha visto atrocità, di cui non sapevo, se non per i racconti di Marguerite Duras. Insomma, il Terrificante oggi in Siria, ieri e l’altro ieri nelle nostre strade
– niente, mi sto dimenticando la vita di prima, come dice il mio piccolo amico Libero
– voglio smettere di arrotolarmi su questioni di cui mi sfuggono le coordinate e le radici
– sento che è lunedì, magari è un’allucinazione, magari mi racconto delle storie
– però mi piace quest’idea di normalità, quella quotidianità su cui fare affidamento per non perdermi in giorni non cadenzati da feste e ritmi
28 aprile, giorno numero 43 di questo diario:
mi piace un numero primo per dichiararmi stufa di questa routine, contenta della simpatia che ne è emersa, libera di iniziare altro, carente di ispirazione, riconoscente per la vostra presenza, impegnata per il pranzo futuro con voi amici lettori a base di tagliatelle al pesto e ripieni, affaticata dal non poter sapere e dire quando sarà, forse anche divertita, si, mi sono divertita ed è stata una novità, desiderosa di realtà, volti, abbracci, strette di mano, ma anche di fiducia, che in questa incertezza stento a trovare
Vi saluto sperando di non dover riiniziare… perché vorrebbe dire che questa situazione si sarà protratta ancora troppo
Sursum corde e carpe diem.
Paola Nannelli: Psicologa-Psicoterapeuta , Genova