Guardami disegnare e ti racconto il mio coronavirus

Relazioni, speranza e paura nel tempo dell’assenza

Maria Teresa Musetti

Quando finalmente potei parlare gli domandai “ma che fai qui?”
Come tutta risposta egli ripeté lentamente come se si trattasse di cosa di molta importanza “per piacere disegnami una pecora”. Quando un mistero è così sovraccarico, non si osa disubbidire. Per assurdo che mi sembrasse, a mille miglia da ogni abitazione umana e in pericolo di morte, tirai fuori dalla tasca un foglietto di carta e la penna stilografica.
A. de Saint-Exupery, Il Piccolo Principe

Ci sono momenti della vita in cui i nostri piccoli bambini diventano dei brillanti pittori capaci di rappresentare, con colori e fantasia, spaccati del loro mondo interno. Il disegno è così un’opportunità di esprime qualcosa che è assai difficile dire a parole. E’ una forma di comunicazione unica e insostituibile, che permette di porsi a livelli dell’esperienza molto più profonda.

Il foglio di carta diventa così un contenitore reale, solido, utilizzabile con maggior facilità rispetto alla parola. Il disegno rimane indelebile…la parola scappa.

Teresa è stanca ma pensa che può riprendere i sensi”(Nathan, 3 anni)

Nathan ha trovato la spiegazione della mia “assenza”, usa la parola “sensi”, che ricorda una corporeità oggi sempre più minacciosa.

È importante in questo senso la massima di Friedrich Nietzsche: “chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”.

Nel guardare dentro l’abisso quindi si rievocano le proprie paure più profonde.

Le mie paure più profonde” (David, 5 anni)

Come se David potesse conoscere il luogo buio delle sue paure.

Un gruppo di bambini salutano il sole senza sapere che sarà l’ultimo loro cerchio insieme. Poco prima circolava voce di un personaggio misterioso di nome Coronavirus! E già che viaggia in Italia facendo il turista lo rincorriamo per conoscerlo.

Eccoci con lui ne studiamo la sua origine e una bella foto ricordo ce la portiamo a casa” .

(Laura 7 anni, Fv, Checco, David 6 anni, Niccolò, Josephine e Antonio 5 anni)

24 febbraio 2020

Qualcosa sta succedendo. Un’ordinanza urgente che fa chiudere le porte di casa alle nostre spalle, così anche la scuola, Il Gioco delle Arti, chiude la sua porta obbligandoci ad una forzata separazione.

Il pensiero consolatorio va subito ad una citazione di Richard Bach : ““Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?”

Ne leggo una parte portandomi dentro quel cerchio lasciato sulle chiatte del nostro mare.

Eccoci come a rappresentare il simbolo dell’individuo nella relazione fra persone.

Che belle manine! Accendono i sorrisi!”, scrive la mamma di Viola.

Ne fa eco la mamma di Olivia: “Bella gatta da pelare adesso! Dopo Nietzsche e Kafka non puoi mica dire alla bambina che si fa un semplice puzzle stamattina!

Cari genitori vi siamo vicini in questo momento difficile e triste. Un abbraccio cercando di infondere gioia e speranza”. E il papà di Ravy scrive: “Brava Teresa, condividiamo appieno! Serenità e rimanere fuori dall’ipnosi collettiva!”

Il Gioco delle Arti deve continuare a vivere, seppure nelle condizioni prescritte dalla legge. Possiamo scriverci, dialogare, riflettere, condividere e soprattutto ricordare.

La memoria, il ricordo sono le strutture portanti della nostra vita, un edificio che costruiamo dentro di noi e che diventa l’ossatura della nostra esistenza.

E nell’oggi, avvolti nella paura e nella lontananza portiamo alla luce momenti del nostro asilo come alimento alla nostra mente per non dimenticare.

Oggi – novembre2029 – il sole ha illuminato la nostra scuola cosi siamo corsi al mare che abbiamo di fronte. Mi sento di dover dire che il gioco delle arti è in armonia con la parte bambina di tutti i suoi componenti”.

25 febbraio 2020.

Manteniamo un appuntamento con i genitori già programmato: ci vediamo alle 20.30 in Via San Lorenzo 8/20. E’ stato un bel saluto con i genitori dei “grandi”. Una danza per coronare le “parole” dette e ascoltare le “parole” non dette. Un dono al nostro essere insieme. Una affetto che ci unisce nel “per sempre”.

Inizia così in questo periodo della pandemia, la conversazione sulla chat genitori comunicandoci

Gioia, paura, calma e tristezza sono invisibili dentro di me, soffiano come una brezza che mi spettina il cuore e lo accarezza…Oggi ho bussato alla porta de Il Gioco delle Arti. Un silenzio che dava voce a quel silenzio mentre si apriva la porta e ne è uscita con una filastrocca”.

Dalla cima dell’Everest al Delta del Nilo Per tutti i bambini oggi è chiuso l’asilo.

È un poco ammalato c’è dentro il dottore lo curerà presto questione di ore. Le bambole bionde Abbracciate alle rosse producono un coro di colpi di tosse.

Ad ogni pennello con il raffreddore gli cola dal naso un diverso colore. I lego, che prima facevan progetti, sotto le coperte si scaldano stretti.

Ma niente paura Miei cari bambini Le sedie, i pupazzi anche gli spazzolini Potrete abbracciarli, di nuovo tra poco

E da buoni amici Giocare a un bel gioco

Una filastrocca condivisa e i bimbi l’anno imparata a memoria

Risponde la mamma di Yoyo: “Bellissima, mia poetessa del cuore! La farò leggere a Yoyo che si auto definisce poeta, con queste parole in rima il tuo cuore è quello dei bimbi si unirà anche da distante!”

Pensieri che corrono e parole che prendo in prestito per condividerle con voi : voi che fate parte di me. In questo momento difficile restiamo uniti e comunicanti. Mai come ora, sento la nostra separazione come innaturale, dolorosa e inaccettabile. Non dobbiamo negare la paura e non dobbiamo compiacerla. Non farci abitare psichicamente dall’emergenza è il modo migliore per affrontare la prova. Insieme alla prudenza, che è saggezza, ci serve il nostro pensiero critico, un sano senso di libertà interiore contro il fatalismo.” (cit . Sarantis Thanopulos psicoanalista Spi).

Nessun contagio e tanta unione…”

Il Gioco delle Arti ha cura e passione. Una piccola realtà dove si integrano progetti e affetti per restituire a voi ciò che ci mettete tra le braccia ogni giorno.

Condivide con noi la mamma di Samuele un disegno: “Cara Teresa, hai insegnato a progettare sentimenti profondi. Grazie!”

Legame d’amore tra mamma e bambino” (Samuele, 6 anni)

In Samuele emerge l’ansia di fronte ad una minaccia e reagisce con un legarsi stretto alla mamma

E proprio in uno di questi giorni un lavoro di una mattinata di pace che ha stupito i grandi di famiglia. Il silenzio regnava e la bimba Annachiara (4 anni), fotografata per caso, “studiava” un progetto che aveva l’obiettivo di approfondire lo sviluppo del “coronavirus”, di confrontarsi con lui per poi ucciderlo. Annachiara, aiutata dall’amico Niccolò per la realizzazione del progetto, mette in moto l’elaborazione della paura della morte.

La fortezza che racchiude i Laboratori

Anche Annaclaire, a casa, fa la stessa operazione e la madre ci invia il progetto della sua bambina

Lo strumento per combattere il virus: rimangono bloccati nei “bucchi” (Annaclair, 5anni)

Braveeee…. le nuove generazioni ci salveranno” risponde la mamma di Edo.

Scrivo: “Buongiorno e un grande piacere nel sapervi con noi. Se riusciamo a trovare la possibilità di metterci in contatto tutti insieme ci daremo un appuntamento per condividere una musica ripresa dal nostro cerchio del mattino riproponendo così l’inizio della nostra giornata di asilo”

Dice Luca, papà di Niccolò “…Credo ce ne sia urgente necessita!! Niccoló continua a dirci che gli manca la scuola!! Credo che il solo rivedersi anche per poco dia loro un segno di “ ritrovata routine” un segno di Speranza che valga molto di più di mille altre cose!! Cosa ne pensate? Vi abbraccio !”

É vero che lo zoom è il momento di stare uniti e può far elaborare la difficoltà del momento.

Sabato alle 16 ci proviamo anche se per Il Gioco delle Arti sono le poche parole scritte che contano e gli sguardi vivi dei bambini che danno valore alla nostra unione.

Ci ritroviamo così in cerchio ascoltando la musica “Closing time” (Leonard Cohen). Una grande emozione per tutti e una viva partecipazione.

Per essere insieme prendente trattopen, un foglio bianco e mandateci un pensiero libero…”

Lolò (2 anni e mezzo): “Teieia, bimbi, cacà io picco picco, toli co ali. Samuele traduce:”Teresa (a sinistra), con i bimbi, questo qua sono io piccolo piccolo al sole con le ali!”

Che voglia di sentirli culturalmente protetti, a casa in quarantena non è così, non può essere così, se non nei limiti di una famiglia con i suoi equilibri da preservare, con i suoi doveri da portare a termine (lavorare, preparare pranzi, cene, merende colazioni, rassettare, cercare di far studiare il fratello maggiore).

La scuola che deve avere il compito di inserire i bambini in un ambiente “culturalmente” protetto. Anzi lo scopo è quello di integrare in un unico luogo l’affettuosità delle cure “materne” con funzioni educative ed emancipatorie tese a sviluppare il gusto dell’esplorazione, scoperta e immaginazione e a costruire rapporti tra pari e tra adulti

Oggi però mi sento svuotata di una ricchezza acquisita negli anni e spaventata dal presente-futuro. Però il vento di oggi porta a tutti voi un mio bacio e anche un progetto per la Pasqua interrotto. Ma presente nel cuore.”

Risponde il papà di Niccolò: “Buongiorno. Togli pure “ interrotto”!Perchè siamo in Cuorinessione!”

Condividiamo un momento di rara bellezza: “La luna piena accompagna la mia serata e vorrei che tutti i bambini potessero far parte di questo spettacolo della natura. I bambini piccoli e non, che sono chiusi da due mesi nelle loro case, vengono bombardati di favolette con maestre virtuali. Ma che pena! Lasciateli vivere nella semplicità delle loro giornate dove si possono “annoiare” per ascoltare la loro mente, il loro cuore per far fronte alle paure del momento e superarle.

Lasciateli tra i loro giochi per raccontare a loro le vicissitudini di mamma papà e di tutti i componenti della famiglia. Lasciateli guardare fuori dai vetri della finestra per accendere la fantasia e parlare con i personaggi che vi passano …E alla sera poter guardare la luna o salutare le stelle.

Ora buonanotte a tutti”… ricordando quell’esserci che ci rinforza: lo ieri ancora oggi presente!

7 maggio 2019

…desidero conoscere le stelle per far muovere la terra nella libertà senza essere manovre dell’uomo” (Thea, 5 anni)

“Questa “clausura” coatta può far emergere i talenti e ce ne possiamo accorgere se osserviamo i bambi nei loro momenti di solitudine

Quanti pensieri in questa solitudine! Ma soprattutto quanti pensieri vanno alla mia scuola che piange di un vuoto lasciato improvvisamente nel pieno della sua “fioritura”. Un vuoto affettivo di crescita e di ricchezza. Chissà se riusciremo a riaprire !

Noi piccoli e di poco conto per i governanti, siano importanti per la società per diventare adolescenti capaci di contenere il caos dei nostri ormoni che girano vorticosamente. I bambini piccoli e le loro famiglie hanno bisogno dell’asilo, di quel luogo che mette alimento alle radici dell’albero perché dia buoni frutti mettendo inoltre ordine nei loro pensieri.

Olivia, 3 anni con il suo disegno rappresenta molto bene il suo bisogno dell’asilo-Teresa dove si sente protetta anche dai suoi genitori

da sinistra la sorellina, Olivia sotto Teresa – ombrello, papà e mamma

In questo momento di caos, chiusura asilo, allontanamento amici dovuto all’impossibilità di assegnare a questo virus minaccioso una visibilità, viene a mancare il nonno (non per covid) di FrancescoVittorio: una morte in solitudine, dovuta all’epidemia, che va ad aggravare una elaborazione del lutto. Lui ne descrive così il suo stato d’animo

“La paura mi serve per controllare tutto quello che mi fa paura. Quindi rappresento la paura e la morte come due fratelli gemelli perché nascono insieme. La morte muore e poi ricresce” (FrancescoVittorio, 6 anni)

Credo che ogni bambino amato con la consapevolezza di un mondo interno che si scontra col mondo esterno abbia una capacità sia di “scrittura” (disegno) sia di elaborazione. Una integrazione fra famiglia e scuola.

Oggi però mi sento svuota di una ricchezza acquisita negli anni e spaventata dal presente-futuro.

Se ti svegli triste in una giornata di sole, i pensieri affiorano dagli abissi bui dell’anima. Infatti l’inconscio, che è un ricco deposito di pulsioni, nasconde il suo contributo al lavoro mentale e maschera i pericolosi abitanti del suo territorio. Per cui noi qua, oggi, siamo vittime di eventi incontrollabili e di forze sconosciute da farci muovere da un burattinaio invisibile e onnipotente. Che caos oggi in casa mia! Un caos che uniamo al caos generale del periodo. Come ne uscirò e come ne usciremo?

Anche David vuole raccontare il modo che ha trovato per far fronte alle rinunce alle paure ai dolori ai quali lo sottopone l’emergenza coronavirus

“…spremere fuori i pensieri neri” (David, 6 anni)

La capacità di elaborare la paura e di farla uscire graficamente.

Sento in me e percepisco in voi, un gran dolore per questo drammatico capovolgimento, dato da un nemico invisibile quindi terribile.

Sento in me e percepisco in voi, una mancanza di speranza che ha messo tanti in silenzio

Sento in me e percepisco in voi, una difficoltà a riprendere il nostro essere in cerchio ogni giorno “Quando riaprirete noi ci saremo! “ scrive la mamma di Annachiara “Abbiamo bisogno delle nostre/vostre belle abitudini che rasserenano e fanno crescere guardando avanti. Quando riaprirete, che sia Genova o montagna, noi ci saremo perché il Covid sappiamo come affrontarlo e il sole sarà nostro complice.”

Così pure Niccolò (5 anni e mezzo) vuole dare un contributo di aiuto per affrontare e tollerare questa fase dell’esistenza. Descrive così il suo disegno:

Nathan intrappolato nella paura (casetta grigia al centro) viene pensato da Niccolò che chiama in aiuto tutti i bambini e insieme a Teresa vuole distruggere quel mondo interno nero di Nathan. Chiamo tutti i bambini e ci siamo riusciti senza usare la guerra. Schiviamo tutte le paure nere di Nathan e ce le mangiamo. A noi non fanno nulla perché dentro al nostro mondo interno muoiono essendo state mangiate. Ora a Nathan è tornato il sorriso.”

E giusto per sorridere ecco arrivare dalla mamma di Yoyo questa descrizione: VITA IN QUARANTENA ED INCANTESIMI

In quarantena accadano incantesimi inaspettati:

La tavola della cucina appare a tutte le ore del giorno da sparecchiare, anche se avresti giurato di aver appena finito di farlo.

Il tempo necessario a rassettare una stanza è ottenibile con una rapida espressione, prendi il tempo impiegato dai figli a renderla inaccessibile (in genere 1 o 2 minuti) e trasformalo per l’equivalente in ore. Il bambino piccolo, ormai largamente trascurato dalla famiglia, parla con cose inanimate trovate per casa, e ride delle loro risposte.

Il bambino “grande”, mago indiscusso per improvvise sparizioni al momento dei compiti.

Il padre mantiene una perfetta aplomb tenendo webinar e serissime riunioni sotto il letto a baldacchino di tulle e lucine dei bambini.

Madre che rinnova ogni sera l’equilibrio mentale con magiche pozioni prelevate, con meticolosa costanza, dalla cantina.”

Le risponde la mamma di Samuele: “Grazie! Ho bisogno di una spacciatrice di equilibrio mentale…”

Questo primo periodo di dialogo e condivisione, arricchito di “presenza” di desideri di sogni, sta lentamente spegnendosi come una caduta verso il buio in quanto i sogni non hanno spazio per trasformarsi in realtà.

Viene a mancare la Relazione come sviluppo del se, come scambio sociale.

Va consumandosi quella Speranza che crea legami accettando di non essere onnipotenti. Emerge quella Paura che perde il valore del ruolo fondamentale che ha nella crescita.

Così quando le cose vanno male, la temporalità non riesce a diventare una delle dimensioni dell’esistere e abbiamo i più diversi quadri di sofferenza mentale

Quindi sto pensando a cosa succede nella mente dei bambini in questo periodo a loro sconosciuto, rispetto alla loro quotidianità conosciuta.

Mi faccio forza pensando a voi bambini che nel vostro silenzio potete con una musica sottofondo pensare creare elaborare i vissuti in quanto avete la chiave di accesso negli abissi bui della vostra anima passando anche attraverso periodi di negazione quindi di disagio come sta succedendo alla piccola Josephine.

Scrive la mamma “Vi mando i disegni fatti ieri da Anna e Jo che ha sentenziato di non voler fare più disegni per l’asilo. Ci tenevo a condividere con voi anche le difficoltà.”

E ancora: “Cara Tere, la Jo non vuole partecipare all’incontro.

Mi dispiace, sono sicura che capirai che non ha nulla a che vedere con te ma al contrario credo che le faccia male vedervi ma non poter condividere dal vero.”

Si nota confusione e disagio di due sorelline nell’affrontare il momento. Col passare del tempo mi sento sola in questa fase di crescita dei bambini. Loro sono a casa con i loro genitori, affaticati e divisi fra lavoro e famiglia.

Scrive la mamma di Edo e Yoyo:

…vieni Edo che andiamo a fare i compiti in camera mentre la mamma è in riunione così non la disturbiamo”. Edo senza discutere segue il papà e sento che Ale spiega la lezione.

E ancora nessuna lamentela.

Poi Ale esce dalla camera dicendogli: “Edo faccio una telefonata di lavoro poi vengo a controllare” Non solo nessuna lamentela, ma un netto ed allegro “sì papà”

Il tempo passa, Ale è ancora al telefono, Edo non fugge dalla stanza, non sento nessun rumore di gioco, la mia invidia raggiunge livelli esplosivi, la mia riunione finisce, vado a controllare….

Edo russa rumorosamente

Edo è proprio disperato e non trova una via di uscita se non addormentandosi

“L’elemento che getta nel panico è proprio questa crisi della riconoscibilità, questa impossibilità di assegnare all’oggetto minaccioso una qualità evidenziante che consenta la messa in atto dei meccanismi di difesa.” (cit. Francesconi 2005)

Cari genitori, l’asilo Luogo sacro per tutti noi, è stato chiuso all’improvviso e non solo, i bimbi sono stati chiusi in casa rompendo rapporti con amici compagni e con noi come importante riferimento di adulti. Può essere un trauma che si porteranno dietro che, recupereremo con quelli che ancora avranno un percorso con la loro scuola, mentre per gli altri che era l’ultimo anno, avranno una ripresa più faticosa.”

Francesco Vittorio invece usa le sue strategie per sollevarsi da un computer-virus

FV come mai sei cosi distratto oggi? Mamma il computer mi sta spegnendo il cervello e mi ruba la fantasia. Ma io ho un segreto! Quale FV? La fantasia la tengo nascosta in un angolo, la custodisco e la libero quando lui è spento!

Questo bambino ha avuto la capacità di costruirsi negli anni passati un luogo prezioso come luogo dei suoi sogni, dei suoi progetti, speranze, dove nessuno vi può entrare se non per condividere o sostenere le sue preziosità. Francesco Vittorio posso essere fiera ed orgogliosa di te che insieme ai tuoi genitori abbiamo progettato e costruito l’impalcatura di quel luogo segreto. Buon viaggio nel mondo.”

Io credo che bisogna crederci ai “miracoli” perché si avverino. Così come credo sia importante dare forza reale al Ritorno per essere insieme.

Un po’ di speranza arriva dalla mamma di Annachiara con il suo vissuto e dal disegno della sua bambina:

Mamma e architetto. Non mi avevano fermata la crisi del 2006 e neanche le due gravidanze e l’allattamento. Il mio lavoro aveva continuato ad essere fonte di equilibrio e benessere perché cosi mi ero organizzata che fosse. Ora il Covid stava decidendo per me e non potevo permetterglielo. Il primo mese mi sono adattata ad assecondarlo, prendendomi quel tempo “fermo” per seguire i bambini. Ho provato il diritto “ al non fare niente” che sinceramente non ho trovato per nulla entusiasmante. Ma nella mia testa si formulava la soluzione per reagire: routine, quotidianità, ordine e metodo avrebbero aiutato me e la mia famiglia ad uscire dalla pandemia senza crollare. Certo, bisognava prendere delle posizioni e mantenerle, crederci e avere coraggio. E cosi è stato: abbiamo continuato a vivere con le finestre spalancate sulla piazza, abbiamo chiesto aiuto e frequentato chi come noi rispettava le regole, abbiamo studiato, giocato e impostato i lavori che si potevano costruire nella mente… e tutti i risultati positivi materiali e spirituali sono arrivati.

Ancora una volta la vita mi ha messo di fronte ad una difficoltà da superare e ancora una volta ho preso il toro, anzi il virus, per le corna e siamo diventati amici!”

Se io penso ad una cosa brutta (a destra) poi mi viene in mente una cosa bella (sinistra). I pensieri brutti e i pensieri belli lottano insieme. C’è una corda sottile e trasparente che li separa. Uno va nel suo brutto e uno va nel suo bello. Chi vince? A volte vincono tutti e due perché dentro di me diventano amici. La corda non si rompe e loro si danno la mano!”

(Annachiara, 4 anni e mezzo)

“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo, per ogni faccenda sotto il cielo. Un tempo per dividersi, un tempo per unirsi” (cit. Quelet 3)

Prendo in prestito queste parole per affrontare insieme i prossimi giorni e nel frattempo leggo il messaggio di FrancescoVittorio…cercando di entrare con lui nella…

…Girandola delle emozioni (FrancescoVittorio 6 anni)

A quei piccoli esseri amati che mi hanno insegnato ad amare.

A te che nella valle oscura della mia vita hai portato luce, calore, gioia e amore.

Ai miei piccoli adorati bambini”.

Possiamo ora capire quanto il disegno possa essere, per il bambino, una grande opportunità di esprimere ciò che spesso gli è difficile spiegare a parole. E’ una forma di comunicazione unica e insostituibile. Il foglio di carta è come uno schermo in cui entrano in scena tutti i personaggi e tutta la loro storia. Rappresenta di volta in volta e allo stesso tempo, un’espressione della vita emotiva e della personalità , uno strumento per lo sviluppo della creatività e della maturazione del bambino. Un mezzo di indagine e di scambio con l’ambiente sociale sia per il genitore che per l’insegnante e lo psicologo, uno strumento per la comprensione dei rapporti che si creano o che mancano tra adulto e bambino.

L’attività grafica accompagna tutto il lungo processo di crescita del bambino.

Con il disegno il bambino creativo fa esperienza del mondo e lo conquista, impara dalla realtà per inventarne un’altra tutta sua.

A tutti, il disegno dei bambini, appare come una finestra aperta sul cuore e sulla mente dei più piccoli; come affermava Wassilly Kandinsky, una finestra attraverso cui osservare e comprendere sensazioni, emozioni, sentimenti. Potrei dire che per l’adulto esso rappresenta una straordinaria occasione per entrare, in punta di piedi, nello stupefacente universo infantile.

Maria Teresa Musetti: Direttrice e maestra di Asilo Nido, Genova