Piccoli Passi al Museo: stimolare un attaccamento positivo fin dai primi 1000 giorni di vita

di Francesca Posenato *

Tra poche settimane uscirà il volume edito da Nomos edizioni dal titolo “Esplora ribalta trasforma. A piccoli passi nei musei con Lilliput” a cura di Lilliput, ente del terzo settore che si pone l’obiettivo di rendere i musei e i luoghi culturali a misura di famiglia. Il testo vuole raccontare l’esperienza di un progetto prima diventato rete e poi ente, che racconta il museo come “macchina pigra”[i],  che da sola non funziona, perché è solo la metà di un mondo, e occorre l’altra metà, la persona che la attivi con la propria curiosità ed esperienza.

Il lavoro di Lilliput si concentra qui per parlare delle persone che popolano il museo, dagli operatori ai visitatori, ed in particolare parlando di quel gruppo di visitatori eterogenei che sono le famiglie con bambini tra gli 0 e i 10 anni. Un pubblico con bisogni così diversi ma allo stesso tempo così connessi. Emerge sempre più come ci sia la necessità di sensibilizzare gli operatori sull’importanza della partecipazione di questo pubblico a queste esperienze. Per le famiglie è l’opportunità per prendere consapevolezza di nuove modalità che permettano di capire come poter trascorrere il proprio tempo libero, puntando alla relazione, valorizzando gli aspetti positivi che le visite nei musei possono lasciare.

I primi 1000 giorni di vita, che vanno dal concepimento ai due anni del bambino circa, sono quel periodo dove si gettano le fondamenta per l’architettura cerebrale e relazionale di un individuo[ii]. In questo lasso temporale il cervello del neonato è estremamente plastico, il che significa che è altamente sensibile agli stimoli esterni e alle esperienze. Le prime sperimentazioni infatti, non solo formano la struttura fisica del cervello, ma anche le connessioni neuronali che sono alla base della crescita cognitiva, emotiva e sociale del bambino. Le esperienze vissute, come l’interazione con i genitori, la qualità del legame affettivo e l’ambiente circostante, contribuiscono a modellare e rafforzare queste connessioni. Per esempio la stimolazione sensoriale (come i suoni, la vista, il tatto ed il movimento ecc.) favorisce la maturazione delle aree cerebrali responsabili di queste funzioni ed allo stesso tempo la sicurezza e l’affetto ricevuti aiutano la crescita di strutture cerebrali legate al controllo delle emozioni e alla capacità di affrontare lo stress.

Se questo periodo evolutivo ha un peso così forte viene da sé che è fondamentale porsi la questione di cosa si può fare per rinforzare legami e vivere esperienze positive che incoraggino un buon attaccamento.

Il tipo di interazioni che il neonato ha con i suoi caregivers (genitori o altri adulti di riferimento) influisce profondamente sul suo sviluppo emotivo e sociale. La creazione di un attaccamento sicuro, basato sulla risposta sensibile e coerente dei genitori ai bisogni del bambino, è essenziale per lo sviluppo di un legame di fiducia che perduri nel tempo. Questi primi legami affettivi sono alla base delle competenze sociali ed emotive future, influenzando sia la capacità di formare relazioni sane e sicure da adulto, sia la gestione delle emozioni e dello stress che il senso di autostima e fiducia in se stessi.

La partecipazione agli spazi culturali non è quindi da intendersi solo una questione di interesse intellettuale, dedicata a chi già sa, a chi è colto, ma anche un modo di creare occasioni di relazioni sociali ed esperienze collettive. Gli eventi culturali sono spesso occasioni di socializzazione e di interazione con gli altri in un contesto diverso dal quotidiano.

I musei, soprattutto quelli che prevedono percorsi a misura di famiglia, offrono input sensoriali attraverso suoni, colori, texture e forme che possono avere un impatto potenziando la percezione sensoriale e visiva. Queste esperienze aiutano nella capacità di stare concentrati ed inoltre stimolare curiosità, così come la presenza di armonia visiva o di stimoli piacevoli potrebbe influenzare le reazioni emotive dei neonati.[iii]

Inoltre, anche se i bambini molto piccoli non parlano ancora, l’esposizione a nuove parole e a diversi stimoli visivi e uditivi nei musei contribuisce allo sviluppo del linguaggio; i genitori possono interagire con i bambini durante la visita, descrivendo ciò che vedono, parlando degli oggetti e delle opere, e aiutando l’acquisizione di nuove parole e concetti. Questo tipo di interazione supporta lo sviluppo del linguaggio in modo spontaneo.

Oggigiorno viviamo nell’epoca della genitorialità prestazionale: un modello in cui i genitori sono principalmente orientati a risultati concreti e misurabili nella crescita e nello sviluppo dei propri figli, mettendo l’accento sul raggiungimento di obiettivi di performance, successi scolastici, sportivi o sociali. In altre parole, si tratta di una genitorialità che enfatizza il “fare” piuttosto che l’“essere” del bambino, con un focus sul risultato piuttosto che sul benessere o sullo sviluppo emotivo e relazionale. Sembra che per poter crescere ed acquisire competenze evolutive i bambini debbano esercitarsi in tutto ed i genitori insieme ai professionisti sempre più specializzati, siano i loro allenatori. Il più grande esercizio di vita, per un bambino piccolo, risiede proprio nel poter vivere esperienze che possano stimolare entrambe gli emisferi cerebrali, ma in una dimensione più di partecipazione a tutto tondo. È così che i primi passi nel museo possono avere un impatto significativo sullo sviluppo dei neuroni specchio, che sono neuroni specializzati nella comprensione e imitazione delle azioni e delle emozioni degli altri. Questi neuroni sono fondamentali per la socializzazione e l’apprendimento nelle prime fasi della vita, si attivano quando una persona osserva un’azione compiuta da un altro individuo e quando essa stessa compie l’azione. Così si impara a sorridere: guardando un adulto che a sua volta sorride per primo incrociando lo sguardo di un neonato. Inoltre oltre all’apprendimento per osservazione, riferendosi a gesti e movimenti, sono sempre questi neuroni che aiutano a riconoscere e comprendere le emozioni degli altri, contribuendo allo sviluppo delle competenze sociali ed emotive. Durante la visita, ad esempio, il bambino potrebbe vedere una persona che esprime una particolare emozione davanti a un’opera d’arte, imparando così che l’arte può suscitare emozioni.

I neuroni specchio si attivano anche quando il bambino osserva le emozioni degli altri, come sorpresa, gioia o curiosità. Questa mimica emozionale aiuta il bambino a comprendere e a rispondere emotivamente agli stimoli esterni.

Spesso uno dei motivi per cui le famiglie non trascorrono il proprio tempo libero al museo è legato al senso di agio[iv], ma per chi? Nel processo di ricerca-azione che abbiamo coordinato con la prima progettualità di Lilliput, emergeva che erano proprio i genitori a non sentirsi a loro agio al museo con i propri figli, e non i figli con i genitori[v]. Poca è l’accoglienza dedicata alle famiglie e questo di certo non aiuta, aumentando così la percezione che forse lì non sono benvenuti. Quello che emerge, poi, è che senza strumenti di facilitazione, con tutti gli impedimenti presenti in questi luoghi, lontani dalla natura di un bambino, diventa difficile far tenere al proprio piccolo un comportamento adeguato, che risponda a ciò che la società si aspetta.

Per noi è stato chiaro il dover lavorare in questa direzione: formare gli operatori su come accogliere una famiglia al museo e dall’altro lato dotare i musei di strumenti di facilitazione, rassicurazione e empowerment per i genitori.

Così nasce, alla conclusione del progetto, “Lilliput, a piccoli passi nei musei” un kit di visita: dotato di taccuino, tangram, matite colorate e lente di ingrandimento stilizzata, elementi che dialogano con giochi ed attività proposti dal nostro team multidisciplinare nelle 3 tappe individuate nel museo e segnalate attraverso un animale guida, che accompagna le famiglie in questo viaggio.

Questo kit è sicuramente utile per aiutare a mettersi in relazione in questi luoghi con i bambini, uscendo dalla dimensione della prestazionalità del sapere e riconnettendosi alla dimensione di relazione. Allo stesso tempo capivamo che per abbattere la stereotipia, consistente nel fatto che il museo è anche per le famiglie, servisse altro.

Nel 2022, l’International Council of Museums (ICOM) ha aggiornato la definizione di “museo” per riflettere le evoluzioni nel ruolo e nelle funzioni di queste istituzioni nella società contemporanea. La nuova definizione dice:

<<Un museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, che si dedica alla ricerca, alla raccolta, alla conservazione, all’interpretazione e all’esposizione del patrimonio materiale e immateriale. Aperto al pubblico, accessibile e inclusivo, promuove la diversità e la sostenibilità. I musei operano e comunicano in modo etico e professionale, coinvolgendo diverse comunità. Offrono al pubblico esperienze variegate di educazione, intrattenimento, riflessione e condivisione di conoscenze>> [vi].

Questa definizione dà la possibilità di percepire e vivere il museo come luogo relazionale, sottolineandone la funzione sociale. Difatti i musei spesso offrono ambienti ricchi di stimoli sociali, dove fin da piccolissimi si possono osservare diversi comportamenti.

Ma per poterlo fare bisogna varcare quella soglia.

Dall’esperienza di Lilliput nasce quindi “In viaggio con Gulliver, l’avventura di crescere insieme tra cultura e salute”: un progetto che crea una rassegna di eventi per famiglie al museo offrendo il pretesto di varcare la soglia di un museo con un bambino piccolo offrendo strumenti di empowerment genitoriale grazie alla competenza di professionisti della salute, della cultura e dell’educazione.[vii]

Utili allo scopo sono gli strumenti di facilitazione della visita museale per le famiglie, pensati non solo per dialogare con le opere d’arte e con lo spazio, ma anche per supportare in maniera pratica l’esperienza.

Siamo passati dal fasciatoio, alla poltrona allattamento, perché come Maslow[viii] insegna non possiamo elevarci se non rispettiamo prima di tutto i bisogni primari. Abbiamo inoltre dotato i musei di marsupi ergonomici, validi supporti in termini di accessibilità, ma anche utili per il contenimento ed allo stesso tempo portare la vista di un piccolo allo stesso livello di quella degli adulti. La condivisione sarà maggiore e le emozioni provate in quel momento ancora più condivise.

Pensando ai molteplici elementi positivi che potrebbero spingere una famiglia a scegliere il museo come il luogo adatto a creare un’interazione sociale, basti pensare alla tranquillità che questo luogo spesso infonde, grazie al fatto che nasce come luogo in cui il silenzio la fa da padrone. Questo è uno degli aspetti che ci dice che in realtà è un luogo molto adeguato anche per un bambino nelle prime settimane di vita.

Come anticipato precedentemente ciò che stimola un buon attaccamento e un apprendimento positivo è proprio l’esperienza fenomenologica inserita in un contesto di valore positivo: sia per i contenuti che per lo stato emotivo delle parti.

Il cervello di un bambino nei primi mille giorni si sviluppa rapidamente, e le competenze motorie, cognitive, emotive e sociali si evolvono in parallelo. L’interazione con gli adulti e l’ambiente circostante è cruciale per stimolare e supportare questi processi di sviluppo. L’alimentazione, l’affetto, la stimolazione sensoriale e la comunicazione precoce sono tutti fattori che influenzano positivamente l’acquisizione delle competenze in questa fase di sviluppo. Il bambino che viene esposto con la propria famiglia ad una visita immerso nell’arte non potrà che godere di emozioni che questa suscita, partendo da quelle del genitore. Le neuroscienze ci insegnano come un aspetto cruciale per il benessere del neonato è l’ambiente emotivo in cui si trova. Quando un bambino esplora un ambiente ricco di stimoli positivi, come la musica, i colori e l’interazione affettuosa, i suoi circuiti cerebrali si sviluppano in modo sano. L’arte, in questo contesto, può svolgere un ruolo di mediatrice emotiva, creando un’atmosfera che facilita la connessione emotiva tra il neonato e i suoi genitori.

Ecco perché per dare spazio alla natura intrinseca che i musei hanno, essere portatori di potenziali esperienze a cinque sensi, è importante trovare nuovi modi che aiutino a dare voce a questi, anche quando non sarebbe così semplice. Pensiamo per esempio ad un bambino di due anni che vede davanti a sé una splendida statua, collezione del museo, come può non toccarla? Sarà più facile se potessimo aiutare i genitori a trovare un input tattile che possa compensare questa impossibilità. Nelle schede attività che si trovano nei musei aderenti al percorso Lilliput si cerca di fare anche questo. Le tendenze stanno cambiando, rivedendo il concetto di accessibilità[ix], come ci racconta Cristina Gazzola[x] di Muve (Fondazione Musei Civici di Venezia) dove toccare, esplorare, interagire e giocare con alcune delleriproduzioni dei capolavori esposti non è utopia, ma realtà[xi]. Tutto ciò è necessario per stimolare la creatività, dare voce alla spinta esplorativa, che sono fondamentali per lo sviluppo intellettivo e per creare un buon attaccamento tra genitori, figli e luoghi.

* Francesca Posenato: consulente educativa della prima infanzia membro del direttivo di Lilliput Ets.


[i]  Come sosteneva Umberto Eco a proposito dei testi

[ii]  Nel novembre 2015 in occasione della conferenza internazionale che si è tenuta a Minsk, organizzata in risposta alla crescente preoccupazione per la salute e lo sviluppo infantile, con particolare attenzione ai primi 1000 giorni di vita. Il focus principale era quello di sottolineare l’importanza di investire nei primi anni di vita dei bambini, riconoscendo che questa fase è fondamentale per la salute futura, lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo, e per la prevenzione di disuguaglianze sociali e sanitarie nel lungo periodo. Si cita “La traiettoria della vita umana è influenzata da eredità genetiche, epigenetiche e intrauterine, da esposizioni ambientali, da relazioni familiari e sociali capaci di sostenere e promuovere la crescita, da scelte comportamentali, da norme sociali e da opportunità che vengono offerte alle generazioni future, e dal contesto storico, culturale e strutturale.”

[iii] Si veda “Esplora ribalta trasforma. A piccoli passi nei musei con Lilliput” nel paragrafo Piccoli passi al museo fin dalla nascita?

[iv] Si veda “Esplora ribalta trasforma. A piccoli passi nei musei con Lilliput” nel paragrafo “Co-progettare: tra operatori culturali e famiglie”

[v] Nel progetto “Lilliput a piccoli passi nei musei” finanziato da Compagnia di Sanpaolo, circa 90 nuclei familiari con bambini di età 0-10, ha visitato liberamente 6 dei musei partner del progetto sparsi per la Liguria, senza l’aiuto di supporti aggiuntivi o guide. Al termine della visita gli adulti rispondono ad un questionario mentre i bambini partecipano ad un’attività laboratorio con disegno e macchina fotografica, per raccogliere il loro sguardo.

[vi] La nuova definizione di museo di ICOM – International Council of Museums chiusa dopo tre anni di lavoro durante la 26° Assemblea Generale Straordinaria in corso a Praga, il 28 agosto 2022.

[vii] Per saperne di più consultare il sito internet https://lilliputmusei.it/in-viaggio-con-gulliver/

[viii] La piramide di Maslow, è una teoria psicologica proposta da Abraham Maslow nel 1943, che descrive i bisogni umani come una serie di livelli gerarchici. Maslow suggerisce che i bisogni fondamentali devono essere soddisfatti prima di poter progredire verso bisogni più elevati. La piramide si compone di cinque livelli, che vanno dai bisogni più elementari a quelli più complessi e sono: i bisogni fisiologici, bisogni di sicurezza, bisogni sociali, bisogni di stima, bisogni di autorealizzazione.

[ix] Il concetto di accessibilità negli spazi culturali è evoluto negli ultimi anni, non solo per includere persone con disabilità fisiche, ma anche per rispondere alle esigenze di una vasta gamma di individui, rendendo la cultura accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità fisiche, cognitive, economiche o culturali. Oggi, un museo, non è più solo un luogo fisico da visitare, ma deve essere pensato come un ambiente che promuove l’inclusività e la partecipazione attiva di ogni individuo. Si parla dunque di accessibilità sia dal punto di vista fisico-sensoriale, cognitiva.

[x] Dal 2002 lavora all’Ufficio Attività Educative della Fondazione Musei Civici di Venezia – MUVE Education dove si occupa di coordinare e progettare attività in un’ottica di massima accessibilità e inclusione.

[xi] Vedi capitolo “MUVE, patrimonio e comunità e comunità” a cura di Cristina Gazzola nel libro “Esplora ribalta trasforma. A piccoli passi nei musei con Lilliput”

* Francesca Posenato: consulente educativa della prima infanzia membro del direttivo di Lilliput Ets.