La storia del sogno e del sognare affonda le sue radici nell’antichità più remota e da allora non ha mai smesso di affascinare l’essere umano costante- mente impegnato nello studio dell’interpretazione di un’attività così intrigante e misteriosa.
Gli antropologi hanno spesso rivolto la loro attenzione a quelli che gene- ralmente vengono chiamati “stati non ordinari di coscienza” tra cui i sogni. Già uno dei fondatori dell’antropologia, Edward Burnett Tylor, nella sua principale opera Primitive Culture (1871) notava che presso alcune società non-occidentali vi fosse un diverso modo di interpretare i sogni. Se nella visione occidentale ed eurocentrica i sogni sono attività cerebrali che scaturiscono dal sistema nervoso di chi sogna, aiutandolo ad esplorare le sue trame emotive e mentali, presso altri gruppi umani assumono valenze diverse.
In alcuni casi il sogno informa il sognatore e la sua comunità degli eventi e delle relazioni sociali in cui essi saranno coinvolti; i sogni si configurano come una forma di conoscenza e di guida che è percepita come superiore rispetto a quella che viene appresa nella vita cosciente.
Differentemente dalla concezione occidentale, che porta a considerare i sogni come una questione individuale, altre culture enfatizzano invece la loro interdipendenza con la realtà e li pongono al centro della vita sociale. In altri casi i sogni rappresentano soluzioni a problemi di varia natura, risolvono conflitti o curano patologie particolari. In tutto il mondo il sogno sfocia in un racconto. In Occidente lo si racconta all’amico o allo specialista, che quando non è un veg- gente/ciarlatano, è un operatore della psiche. Nel resto del mondo i depositari dell’attività onirica sono figure diverse a seconda del contesto culturale.
Come spiega chiaramente Augustine Nwoye, nel suo scritto The Psychology and Content of Dreaming in Africa, la percezione del sogno tra la maggior par- te delle popolazioni africane si fonda su paradigmi più ampi e l’individuo non sogna solo per sé. Il sogno in Africa porta contenuti che possono riguardare il sognatore, ma soprattutto la collettività. Ricordiamo a tal proposito quanto è più importante nel contesto africano appartenere a un gruppo piuttosto che rappor- tarsi all’esterno come singolo.
L’interpretazione dei sogni in Africa è fortemente condizionata dalla per- cezione del mondo che impregna la popolazione. Una percezione che scaturi- sce dall’interpenetrazione di diversi piani di esistenza. In Africa esiste un forte legame tra la vita degli esseri umani e gli spiriti degli antenati che continuano a interagire con l’individuo seguendo diverse modalità tra le quali gli stati di alterazione di coscienza.
Nwoye distingue tre tipologie di significato del sogno in Africa. La prima è quella detta The Individuocentric source, la seconda Intersubjective e la terza è quella chiamata Trascendental/Spiritual.
La prima categoria è quella che riguarda l’individuo, i suoi bisogni e il suo essere in quanto singolo. Un modo di interpretare il sogno non molto diverso rispetto a quello occidentale, ma già qui Nwoye fa un distinguo tra sogni com- pensativi e anticipatori. Il sogno compensativo è quello che esprime durante il sonno un bisogno reale del sognatore. Un esempio molto frequente in Africa è quello della donna che non riesce ad avere figli, cosa molto grave in quel conte- sto, che sogna parti e concepimenti. Il sogno compensativo ha quindi la funzione di soddisfare un bisogno urgente dell’individuo. Il sogno anticipatore ha più a che vedere col concetto di speranza. Sognando il realizzarsi di un evento brama- to, o la soluzione di un problema, si placa la tensione di un’attesa logorante che ha luogo durante la vita cosciente. Il sogno fornisce un assaggio di come potrà evolversi una situazione problematica.
La categoria dell’Intersubjective source è quella dei sogni che l’individuo compie coinvolgendo altre persone che possono essere amici, parenti o una parte di un gruppo umano. I messaggi veicolati tramite questo tipo di sogno hanno il compito di riordinare, influenzare e guidare la vita delle persone sognate. In que- sto ambito iniziamo ad avvicinarsi all’intenso scambio con l’invisibile che segna quotidianamente la vita delle popolazioni del continente africano.
Interessante a tal proposito un sogno raccontato in una ricerca effettuata da uno studente di Augustine Nwoye. Siamo in Nigeria. Un uomo morto appare in sogno a un amico di famiglia chiedendo di portare un messaggio alla moglie riguardante il matrimonio, e la futura sposa, del loro figlio. Interessante notare le varie figure coinvolte: il sognatore, il mediatore morto che ritorna per veicolare attraverso il sogno un messaggio alla moglie riguardante il figlio. Una collettività che risolve un problema attraverso il sogno di un individuo.
Veniamo alla terza categoria analizzata: quella Trascendental/Spiritual source. Qui entriamo in un contesto culturale veramente “altro” dal nostro in quanto in questo caso si ritiene che il sogno sia una manifestazione diretta degli spiriti degli antenati che mediante il loro intervento sull’individuo che sogna (o che si trova in un altro stato di alterazione tipo la trance) forniscono istruzioni o soluzioni. Tali suggerimenti, quindi, arrivano direttamente dall’alto, da un vasto mondo popolato da divinità, spiriti degli antenati o altri tipi di entità che com- pongono la variegata cosmogonia africana.
A questo punto è lecita una domanda: è possibile catalogare con tanta line- arità attitudini che riguardano un continente grande come l’Africa? La risposta è ovviamente negativa, ma è necessario specificare alcuni punti chiarificatori.
L’Africa subsahariana è caratterizzata da una sorta di generica unità culturale basata su forti similitudini. Tali somiglianze sono dovute alle modalità di adat- tamento che le diverse popolazioni hanno dovuto mettere in pratica per poter sopravvivere in un ambiente peculiare. Per tale motivo abbiamo la possibilità di ritrovare culture simili anche in spazi molto lontani fra loro. Non ci dilunghiamo ovviamente sulle differenze tra i singoli casi, ci basti sapere che esistono e che sono oggetto di studi specifici.
Il sogno nella cultura non occidentale, come abbiamo potuto vedere, assu- me connotazioni diverse. Potremmo dire che “ognuno sogna a modo suo” e in effetti mai una frase così semplice si rivela in questo caso azzeccata. Dopo aver osservato il continente africano, proviamo a dare un’occhiata a quel che succede altrove.
Se attraversiamo l’Atlantico e ci spostiamo tra i popoli nativi americani vediamo che anche qui sognare assume diversi orizzonti di senso.
Tobie Nathan, una delle grandi figure dell’etnopsichiatria contemporanea, antropologo e psicoanalista francese scrive: “Georges Devereux, che ha lunga- mente studiato la cultura degli indiani Mohave della California, racconta che essi erano convinti che le malattie fossero prestabilite al momento della creazione del mondo, quando era stato introdotto almeno un caso reale di tutte le malattie che sarebbero in seguito esistite e almeno un esempio di guarigione di ognuna di esse. Così l’autentica malattia di un indiano Mohave non è che un frammento del mito della creazione nel quale compare questa medicina. Quando il guarito- re, chiamato anche “uomo-medicina” (medicine man) o, ancora, “sciamano” nella letteratura etnologica, inizia a curare una certa malattia è necessariamente perchè ha assistito in sogno alla sua creazione e ha dunque potuto “vedere” i dettagli del suo trattamento. Se esistono malattie che nessuno sciamano conosce, è perchè il frammento del mito della creazione che la riguarda non è ancora stato rivelato.
“Così quando le armi da fuoco fecero la loro comparsa e inflissero ferite per mezzo delle pallottole, uno sciamano subito sognò di essere stato testimone della fase di crea- zione del mondo relativa all’evento primario, prototipo e precedente di ogni ferita da arma da fuoco e della sua guarigione” (Georges Devereaux, Le réves pathogènes dans les sociétés non occidentales).
E per dare ancora un’idea di cosa significhi il sogno nelle altre culture fac- ciamo un salto tra gli aborigeni australiani dove tradizionalmente si crede che tutto l’esistente abbia avuto origine da un sogno o meglio dal “tempo del so- gno”. Nella mitologia aborigena il “tempo del sogno” è il periodo precedente alla creazione del mondo o, per maggiore precisione, il tempo in cui la creazione è avvenuta, dal momento che prima del “tempo del sogno” la terra era un magma disordinato al quale i racconti mitici del “tempo del sogno” hanno dato un ordi- ne. Il “sogno” di un luogo è, per gli aborigeni, il racconto di come il luogo stesso è stato creato. Bruce Chatwin nelle Vie dei Canti riferisce che i racconti del “tempo del sogno” sono tramandati in forma di canti che creano una sorta di mappa sulle orme del primo antenato che ha percorso un determinato sentiero. Per gli abo- rigeni australiani ancora oggi è possibile entrare in contatto con gli abitanti del tempo del sogno entrando in uno stato di semi-incoscienza, tra sonno e veglia, e attraverso cerimonie sacre o rituali specifici. Tale processo ha preso il nome inglese di Draeming.
Per finire una riflessione che ci propone Ginevra De Bellis nel suo saggio “Dream interpretation; from traditional cultures to group psychotherapy”: Le diverse funzioni e pratiche terapeutiche esplicate attraverso il sogno, così come vengono evidenziate e descritte da diversi antropologi, presentano altre concezioni del so- gno lontane da quelle psicoanalitiche, ma anch’esse sono pur sempre il lavoro di “prodotti culturali”. Non è sorprendente che nelle società occidentali come nelle società tradizionali l’interpretazione dei sogni venga contestualizzata socialmen- te e culturalmente. Il sogno è un’esperienza umana, che viene filtrata attraverso le lenti del nostro linguaggio, dei nostri valori sociali, e del simbolismo culturale.
“Ma i sogni ed i simboli che ne derivano non sono facilmente comprensibili. Essi si riferiscono a delle ‘cose’ che non possono essere dette in altri modi. I simboli onirici evidenziano anche ciò che c’è di più opaco e misterioso dell’umanità… contengono un eccesso di significati” (Paul Ricoeur).
Bibliografia
Tylor E.B. (1871), Primitive Culture, John Murray, London.
Nwoye A. (2015), The Psycology and Content of Dreaming in Africa, Journal Of Black Psychology.
Devereaux G. (1970), Le réves pathogènes dans les sociétés non occidentales, Essais d’Ethnopsychiatrie Générale, Gallimard, Paris.
Sitografia
https://www.funzionegamma.it/wp-content/uploads/sogno-interpretazione-15i.pdf https://ilsognodipsiche.altervista.org/funzione-sociale-del-sogno-tobie-nathan-e-w- gordon-lawrence/?doing_vrchrvst_cron=1567453284.4415960311889648437500
*Mauro Carosio, è antropologo e Scientific Adviser presso la cattedra UNESCO in An- tropologia della salute, biosfera, sistemi di cura presso l’Università degli Studi di Genova.