di Paolo Chiappero
Che ne direste se Dracula venisse nominato primario di un reparto di ematologia? Dopo un primo momento di incredulità e un risolino ironico ci chiederemmo: Perché? Chi ha avuto l’idea? Quali saranno le conseguenze? E soprattutto…..cosa ha a che fare con il titolo di questo articolo?
Il Dracula in questione si chiama Jeffrey Moussaief Masson, psicoanalista con scarsissima esperienza clinica, ma ricercatore e direttore dei Sigmund Freud Archives, archivio di documenti freudiani e di corrispondenze tra Freud e altri colleghi (Fliess, in primis, Ferenczi, Abraham, Binswanger e altri).
Ecco, il reparto di ematologia dell’incipit sono proprio i Freud Archives, contenenti documenti più o meno secretati. Pensate che alcuni scritti, annotazioni e soprattutto scambi epistolari, sono vincolati alla loro pubblicizzazione ancora per molti anni e alcuni non prima del 2102!
Ed è qui che entra in scena il nostro “Dracula” che, conquistatasi la fiducia dell’eminente psicoanalista Kurt Eissler (precedente direttore degli archivi freudiani) e della stessa Anna Freud, deciderà la pubblicazione di alcuni documenti in maniera unilaterale e scatenando un gran guazzabuglio (per usare un eufemismo).
Ma perché l’abbiamo chiamato come il leggendario conte transilvano? Perché era proprio, Masson, la persona meno adatta alla custodia della documentazione freudiana, in quanto, da critico dell’istituzione psicoanalitica e di alcune teorizzazioni freudiane, aveva utilizzato il suo ruolo per un’azione di desecretazione spregiudicata e con il coinvolgimento dei massmedia. Sul perché Eissler abbia cooptato proprio lo psicoanalista Masson ci sono varie ipotesi. Su tutta la vicenda rinviamo al contributo di Paolo Migone (1995) e agli stessi testi di Masson: “Assalto alla verità” (1984) e “Analisi finale. Costruzione e distruzione di uno psicoanalista” (1990). Quest’ultimo consiste in una critica spietata all’istituzione e al training psicoanalitico, non distante concettualmente dalle stesse critiche poste da autori come Cremerius e più recentemente Kernberg, in vari loro scritti.
Tra le tante “scoperte” presenti negli Archives vogliamo mettere in rilievo i documenti relativi al celebre mutamento di Freud nella sua concezione dell’eziopatogenesi.
Come molti lettori sapranno Freud nel 1897 abbandona in buona sostanza (in realtà non del tutto come si vedrà in scritti successivi) la cosiddetta “teoria della seduzione” (1896). Cosa poteva esserci nella cultura dell’epoca, permeata di una sessuofobia imperante, di più scomodo, inaccettabile e politicamente scorretto che ipotizzare che l’origine dei disturbi psichici andasse correlata ad abusi e molestie sessuali degli adulti nei confronti dei bambini? Traumi successivamente rimossi o scissi e trasformatisi in sintomi psicologici di diversa gravità. Non solo. Questi adulti, come confermano gli studi sui traumi sessuali nei minori che abbiamo oggi a disposizione, sono nella stragrande maggioranza familiari.
Al di là della veridicità o meno dell’ipotesi, dell’ampiezza o meno del fenomeno, si può immaginare la portata rivoluzionaria e spiazzante di questa teoria freudiana. Così in ambito scientifico, come nella società europea di fine ‘800, dove la Regina Vittoria andava ancora raccomandando di coprire le gambe dei tavoli in stile chippendale, perché oscene, tanto per fare un esempio tra il serio e il faceto. Ma assolutamente veritiero.
Ma andiamo in ordine.
Soprattutto negli anni 1895 e 1896 Freud si era convinto che molti racconti delle proprie pazienti (ricordiamoci che questa parte della storia della psicoanalisi è anche una vicenda prevalentemente al femminile) e i loro stessi sintomi, nascondevano un passato violento e spaventoso. Paradossalmente furono proprio gli psichiatri dell’epoca a ritenere che queste stesse donne, visitate prima di Freud, fossero delle: «Isteriche bugiarde e avevano liquidato i loro ricordi come fantasie» (Masson, 1984), correlando queste fantasie a non ben identificati fattori genetici che avrebbero prodotto la loro malattia mentale. Paradosso perché, all’interno di un contesto teorico ed epistemologico sostanzialmente dissimile, Freud stesso riprenderà indirettamente queste stesse accuse, con il suo abbandono delle ipotesi eziologiche di tipo traumatico-sessuale a favore delle fantasie sessuali.
Da questo momento, come scrive Masson: «In psicoterapia l’opinione prevalente era [diventerà] che la vittima forgiasse il proprio tormento. In particolare, i crimini di violenza sessuale potevano essere attribuiti all’immaginazione della vittima, un punto di vista sostenuto da un allievo di Freud, Karl Abraham, e accettato entusiasticamente da Freud stesso. Per la società questa era un’idea confortante, in quanto l’interpretazione di Freud, secondo cui la violenza sessuale che aveva tanto influenzato la vita delle pazienti non era altro che fantasia, non rappresentava alcuna minaccia per l’ordine sociale esistente». [il neretto è nostro]
Per chi scrive, il fatto che il “voltafaccia” freudiano abbia prodotto la teoria sulle fantasie infantili e sulla sessualità spontanea infantile, non toglie nulla al valore intrinseco di questi capisaldi della psicoanalisi, ma è sufficiente ricordare Ferenczi (1932) per dimostrare come le due teorie (fantasie infantili e traumi reali) si integrino nella riflessione teorica e nella realtà della vita dei nostri pazienti. Non a caso lo stesso Ferenczi fu a lungo oggetto di ostracismo anche per questo motivo: proporre una visione meno politicamente corretta della vita familiare reale, nel periodo infantile, e delle sue vicissitudini sovente traumatiche. (1)
Esiste un momento preciso, una data e un’ora, che credo sia restata nella mente di tutti coloro che hanno letto Freud e si sono interessati alla nascita delle sue idee, della psicoanalisi.
E’ il 21 settembre del 1897 e Freud scrive a Fliess (2): «Lascia che ti dica direttamente il grande segreto che è spuntato lentamente in me negli ultimi mesi. Non credo più ai miei neurotica (…) la sorpresa che in tutti i casi la colpa fosse sempre da attribuire alla perversità del padre (…) mentre è difficile credere ad una tale diffusione delle perversioni verso i bambini e (…) non esiste un “segno di realtà” nell’inconscio, così che è impossibile fare distinzione tra verità e finzione emozionale. Resta la spiegazione che la fantasia sessuale usi regolarmente l’argomento dei genitori» (Freud 1887-1904) [il neretto è nostro]
Nota 1. Per altro lo psicoanalista ungherese andrà ben oltre la sua denuncia rimarcando come il trauma si possa ripetere, seppure in altre forme, nella stessa relazione terapeuta–paziente, sia attraverso il rifiuto da parte dell’analista di comprendere il trauma reale del paziente, sia attraverso la stessa tecnica psicoanalitica, nella misura in cui può avere effetti iatrogeni nel paziente stesso. Il secondo punto andrebbe sviluppato in un articolo a sé stante, mentre per il primo va ricordato che il trauma, soprattutto intrafamiliare, comprende sovente sia l’esperienza traumatica in sé (rapporto abusante-abusato) sia la mancanza di reazioni da parte dei “terzi” o la ancora più traumatica avversione verso la vittima stessa, attraverso processi di negazione e, più o meno esplicite, difese dell’abusante. La variabile delle reazioni familiari all’abuso è determinante nello svilupparsi o meno di una psicopatologia nella vittima, come lo è in generale il fenomeno del “neglect” (trascurare, ignorare) da parte degli adulti nei confronti dei minori (tra le tante ricerche sulle reazioni dell’ambiente familiare all’abuso si può vedere Briere (1992), Furnis (1983 e 1984). Per un contributo di colleghi italiani può essere utile il testo di Malacrea e Vassalli (1990)).
Eppure Freud stesso, già nel suo periodo a Parigi (alla Salpetrière del suo maestro Jean-Martin Charcot) negli anni 1885-1886, aveva consultato tutta una serie di documentazioni relative a stupri e omicidi infantili, che ne evidenziavano la frequenza, ed erano ovviamente la punta dell’iceberg di comportamenti e molestie meno gravi, ma più diffuse nella società dell’epoca.
Per non parlare del frutto delle ricerche di altri storici della psicoanalisi e biografi di Freud. Citeremo i sospetti dello stesso Freud su possibili molestie vissute dal proprio padre, che avrebbero coinvolto anche le sue sorelle, e la autobiografia di Robert Fliess (eminente psicoanalista) figlio di Wilhelm, che accenna a possibili comportamenti seduttivi da parte del proprio padre (sull’argomento si può consultare anche: Jones 1953-57, Krull 1979, Miller 1981, Masson 1984, Swales 1984, Migone 1995).
Mistificazione o scoperta scientifica? Verità o falsità? Scelta politicamente corretta o genuina e profonda riflessione sulle proprie teorie eziopatogenetiche?
Dall’enfasi data alle fantasie sessuali infantili rimosse nasce la “realtà psichica”, e si pongono le basi dapprima sulla teoria della sessualità infantile e poi del complesso edipico. Insomma, nasce la psicoanalisi. Ma a che prezzo? Ce lo dice, tra gli altri, Alice Miller che nel suo celebre testo “Il bambino inascoltato” scrive che: «Freud si sia tirato indietro dopo aver visto una verità difficile da accettare, lasciando di nuovo a se stesso il bambino e la sua realtà» (Miller, 1981).
Nota 2: Wilhelm Fliess fu un otorinolaringoiatra di Berlino, amico di Freud. La corrispondenza tra i due è estremamente utile per comprendere la nascita e la storia pioneristica della psicoanalisi e del pensiero freudiano. Le lettere coprono un periodo che va dal 1887 al 1904 (fino alla rottura della relazione tra i due amici). Freud distrusse intenzionalmente tutte le lettere dell’amico. Avrebbe voluto che la stessa sorte toccasse alle sue, ma per fortuna nostra e della storia della psicoanalisi attraverso peripezie romanzesche (tra cui il “sopravvivere” anche ad un naufragio!) sono arrivate ai giorni nostri. Fu proprio Masson a scoprire che molte di esse non erano state volutamente pubblicate da Eissler e Anna Freud, e altre da loro stessi censurate. Soprattutto le omissioni erano legate a parti degli scritti in cui si faceva riferimento a traumi sessuali infantili, e frequentemente si trattava di lettere posteriori all’abbandono della teoria della seduzione freudiana. Il che dimostra da un lato che non si voleva che potessero emergere ambiguità sulla “svolta” freudiana, dall’altro che Freud stesso non aveva del tutto abbandonato l’idea, per lo meno in cuor suo, che nei propri pazienti, e non solo, i casi di abuso sessuale fossero presenti in misura significativa (si veda ad es. Freud 1938).
E dopo? Cosa è accaduto nella psicoanalisi e dintorni?
Le fantasie infantili, che prendono il posto delle seduzioni reali, diventano così, per il padre della psicoanalisi, delle fantasie inconsce oppure delle ricostruzioni fantasmatiche, legate al desiderio del bambino. Non dimentichiamo la centralità del complesso edipico nella teorizzazione dello sviluppo umano in Freud, i cui perni centrali sono il desiderio verso il genitore dell’altro sesso e l’angoscia di castrazione, che rinviano a tematiche legate alla sessualità infantile.
Infatti, con la psicoanalisi freudiana, si getta una nuova luce su quest’ultima. Come dirà in seguito Freud: «L’esplorazione sessuale infantile comincia molto presto, talvolta prima del terzo anno di vita» (Freud, 1915-1917). La sessualità non è più prerogativa dell’adulto, magari sotto il primato della sessualità genitale: curiosità, fantasie e desideri sessuali albergano nella mente infantile, con tutti i limiti delle insufficienti risorse del bambino in termini di analisi della realtà e mentalizzazione.
Sicuramente tutto ciò ha comportato una “assoluzione” degli adulti, ed in particolare dei genitori, focalizzandosi sul mondo intrapsichico del minore. Allo stesso tempo la messa a fuoco della sessualità infantile, della sua esistenza stessa e delle fantasie e comportamenti ad essa correlati sarà altrettanto rivoluzionario e, quasi fosse una nemesi per Freud, lo situerà in una posizione unpolitically correct nella cultura e nella scienza dell’epoca!
Si potrebbe dedurre, considerati anche gli atti ostili subiti da Freud in virtù delle sue teorie sulla sessualità infantile (ed es. Freud 1905), che al padre della psicoanalisi non mancasse il coraggio per opporsi alla morale comune dell’epoca. Lui stesso voleva essere ricordato più come un “condottiero” che un terapeuta.
Chi scrive ritiene che ci sia un confine molto netto, in fin dei conti, tra l’ammettere e teorizzare qualcosa che produrrà una levata di scudi nella società e nelle sue diramazioni morali, scientifiche e religiose e concettualizzare un fenomeno che riporterebbe a rivedere la propria visione dei rapporti tra i membri della propria famiglia e in particolare della relazione genitori-figli.
Freud ci dimostra che la stessa audacia che lo ha contraddistinto nel primo caso, non si è palesata quando il nemico era “interno”. Il che ci conferma che ogni terapeuta non può andare oltre se stesso.
BIBLIOGRAFIA
Briere, J. (1992), Child Abuse Trauma. Sage Publication.
Ferenczi, S. (1932), Confusione delle lingue tra adulti e bambini. Trad. it. Guaraldi editore, 1973.
Freud, S. (1915-1917), Introduzione alla psicoanalisi. Trad. it. in: Opere, vol. VIII,Boringhieri Editore, 1976.
Freud, S. (1896), Etiologia dell’isteria. Trad. it. in: Opere, vol. II, Boringhieri Editore, 1968.
Freud, S. (1938), Compendio di psicoanalisi. Trad it. in Opere, vol. XI, Boringhieri Editore, 1979.
Freud, S. (1887-1904), Lettere a Wilhelm Fliess. Trad. it. Boringhieri Editore, 1986.
Furniss, T. (1983), Family process in the treatment of intrafamiliar child abuse. Joutnal of Family Therapy, 5.
Furniss, T. (1988), L’abuso sessuale intrafamiliare: valutazioni e conseguenze in Caffo, E. (a cura di) Il rischio familiare e la tutela del bambino. Trad. it. Guerini e Associati Editore, 1988.
Jones, E. (1953-57), Vita e opere di Freud. Trad. it. Il Saggiatore Editore, 1962.
Krull, M. (1979), Padre e figlio. Vita familiare di Freud. Trad. it. Boringhieri Editore, 1982.
Malacrea, M. e Vassalli, A. (a cura di) (1990), Segreti di famiglia. Cortina Editore.
Masson, J.M. (1984), Assalto alla verità. Trad. it. Mondadori Editore.
Masson, J.M. (1990), Analisi finale. Costruzione e distruzione di uno psicoanalista. Trad. it. Boringhieri Editore, 1993.
Migone, P. (1995), Terapia psicoanalitica. Seminari. Angeli Editore.
Miller, A. (1981), Il bambino inascoltato. Boringhieri Editore, 1989.
Swales, P. (1984), What Freud didn’t say: an informal discussion of the early life and work of Freud. Conferenza alla Società di psicoterapia Psicoanalitica, New York, 24/1/1984.